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19.6
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217
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Delle tre, Carlotta, era la più bella, almeno per me; Irene, la più intelligente; Giorgina la più piacente. |
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fu quella mattina che dovevamo recarci alla vigna di Ponte Molle, e Giorgina si presentò al Tranzi col capo chino |
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IL VITALIZIO |
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- Mali tempi, figlio mio! Vedi come mi son ridotto? |
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pensò di traviar la furia di quella disperazione rovesciandola addosso al Maràbito. |
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- Oh Dio! E sasciugò il sudore della fronte, tra le risa della tavolata. |
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Pompeo Lagúmina sera tutto rinfrescato con abbondanti abluzioni, e venne a prender posto |
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E allora don Nocio, risolutamente, venne a piantarsi di fronte alla signora Nela. |
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- Giú! giú fino in fondo! - lo incitarono gli otto Borgianni. |
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mentre sudava a svincolar con le mani e coi denti la corda che teneva legato il carico sul basto. |
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Io, Padre Eterno, non ho fatto nulla: tutto sè fatto da sé, naturalmente, a poco a poco. |
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Maràbito le si presentò tuttafflitto e imbarazzato. |
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e volle attender lui a tutte le cure, a tutte, senza darsi un momento di requie |
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specialmente con noi dico con me e col povero Tranzi |
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Bella, la testa soltanto. |
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Cintenderemo! Proferí forte questultime parole, perché le udisse don Luzzo lorefice. |
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- Lei sbaglia, signor mio! Abbia pazienza: come può immaginarsi che io |
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piango perché vuol rifarsi giocando ancora!. |
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- Ah dunque Voscenza vorrebbe dire che Riro è morto per me? |
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il Tranzi, di Giorgina, la maggiore. |
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Quellordine del padrone era sembrato a Bàrtola giustissimo. |
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nello stesso tempo, del dolore di lui, non ti par chiaro che cesseresti di farlo soffrire |
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come Morgante il caval de la badia! E si provò davvero a caricarsi lasino, tra le risate fragorose degli spettatori. |
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a ogni monumento funerario, e con locchio esperto scopriva subito le peculiarità del tempo |
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Di tanto in tanto levava il capo per riassumere o fingersi davanti agli occhi la scena descritta dal poeta. |
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mentre Dio solo sa che sacrifizio sto facendo a darvi queste due lire al giorno; |
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Però lasino, - Suona! - come se non le dessero a lui. |
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chi volesse riconoscerlo dovrebbe agire verso gli altri come agivo io una volta |
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Ma quando la moglie inferma seppe di quei preparativi di partenza, temendo che il marito volesse portarsi via il figlio per sempre |
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Il Tranzi insegnava con più regolarità a Carlotta musica e canto. |
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Ora, ecco, le gocce infittiscono, ed è un vasto crepitio continuo. |
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Di nuovo si fermò perplesso, quasi oppresso di pauroso stupore; |
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Rimasta vedova presto sera rimaritata con uno di Montaperto; |
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Quagliolino, tutto affocato in volto, con gli occhi lustri |
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e fuori del filo acciajato e lucente di quella zappa |
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Dopo tutto questo, avevo sí o no il diritto di credere che tutto fosse finito? Ebbene, nossignori. |
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ed era tempo perciò che lantica promessa sadempisse, a dispetto di chi non voleva crederci. |
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Vi presero posto, da una parte gli amici del notajo, dallaltra il vicinato. |
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lasciandosi dietro unombra traballante, quasi di bestia che non si reggesse bene su le gambe. |
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E non mi resta che di mettere un bando per la città: che la gente, nelle cui case entra la morte |
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Ma anche colui lo guatava con gli occhi scerpellati, invetrati di lagrime dal freddo, e con quel laido ghigno rassegato su le labbra |
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Sta sano e voglimi bene. |
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E discese, poco dopo, cupo, raffagottato, con un nodo alla gola, a cenare. Martedí. |
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non serbava ricordi: sera trovato tra compaesani emigrati con lui e condotti in branco a lavorare la terra |
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Maspettavo che ne dovesse sorridere; ma non fu cosí. |
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Era solo, perché non aveva mai voluto né donne né amici; |
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Sorprese la vecchia che stava a contrattare con un pescivendolo per una manciata di gamberi. |
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Ti libero! ti libero! Avevo ancora lo schioppo in ispalla. |
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Aveva là presso un vecchio casalino, dove avrebbe chiuso gli occhi per sempre: - E presto sia! - sospirò. - Come avvenne a Ciuzzo Pace. |
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poi si rivolse di nuovo a colui, con tono dimesso, persuasivo: - No, calmati, per carità! Ascoltami Sei focoso |
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e chegli lassù, in quella solitudine alpestre, sentiva freddo, freddo anche dentro |
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nellangosciosa sospensione, imponevano silenzio, come se potesse giovare. |
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Uninquietudine angosciosa sera impadronita di me. |
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E ora mangi: faccia questo piacere a me. |
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- Eccolo! Venga, venga! - gridò Cosimino, scorgendolo. |
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Bene: passi questo breve saggio di pazzia. |
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e don Ravanà si fece largo tra la ressa sorridendo male |
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Quanta stanchezza in quella stupefatta immobilità! Ero sfinito anchio, e mi posi a sedere per terra. |
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Se non so neppure che stia per prender moglie! Che vuoi che sappia io da Forlí ciò che faccio qua, solo, a Roma, libero come un tempo? |
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È vero, signora Ardelli? |
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- Salvo! Salvo! Qua dentro la barca! Tirate! Respira ancora! Un trionfo. |
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gli figgeva gli occhi addosso e pareva se lo volesse succhiar vivo con lo sguardo, come la vipera un ranocchio. |
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Con gli occhi fissi su quella goccia dolio galleggiante, la Malanotte si mise a borbottare incomprensibili scongiuri |
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gridò con poderosa voce: - Vergogna! Che spettacolo! Abbiamo un invitato a tavola! |
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e allora egli, invece di prenderle a scapaccioni tutte tre, scelta sciaguratamente quella di mezzo |
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Ringraziate Dio piuttosto che ha voluto darvi la buona vecchiaja. |
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E curavano a gara Maràbito, quasi impegnate davvero a farlo vivere centanni, per far la vendetta di quellaltro. |
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- Orsú! - proruppe Mauro, brandendo unanca di lepre a cui dava a leva coi denti. |
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Rivedeva col pensiero la soffitta squallida, laggiú laggiú, a Messina, dove Teresina abitava con la madre. |
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Sedette alla scrivania e, tra un singhiozzo e laltro del lumetto moribondo |
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- Vedi? - le dissi. - Ora ella ti perdona. |
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Ma in quarantacinque anni di vita, non ricordava daver mai visto nascere il sole, neppure una volta, mai! Che cosera lalba? comera lalba? |
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Quel sospiro me lo avvicinò tanto, che quasi ne provai ribrezzo. |
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Era triste Teresina, quel giorno, per la recente morte del padre e per lostinata opposizione dei parenti di lui; |
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- O zi Marà! - Vecchiuzzo nostro! - Date almeno la voce! Forzata la porta |
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Mangiando, i sudori cominciavano a colargli dalla fronte. |
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che gli sgorgavano cosí facilmente dal cervello e intontivano quel povero ragazzo che credeva di non meritarsi questo da lui. |
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mera sembrato anche più alto di statura. |
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Eh già: il Maltese, al posto della vecchia roba, voleva far sorgere una bella cascina nuova, e quei tre alberetti lo impicciavano. |
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dicevo a me stesso, errando di nuovo per la campagna, tra gli alberi, comebbro. |
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invece, scoteva amaramente il capo: ne aveva viste tante in vita sua, povera vecchietta, che ormai non aveva più fiducia. |
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- Credevamo che fosse un vostro figliuolo! Da un canto le vicine sentivano pietà di lui; |
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invece di dargli quella medaglia al valor civile, della quale, in fin dei conti, non avrebbe saputo che farsi |
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e, in certi altri, di stordire il mondo. - Andiamo? - Ebbene, sí, andiamo. |
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Qua a Roma, prima, abitava in casa di Quirino Renzi, suo cognato, chera poi il vero amico mio. |
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Parlava anche lui, ma così basso e affrettatamente che, non solo non riuscivo a intendere le sue parole |
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Mi lasci andar via Mannaggia, perderei la fede Ahi, ahi ahi, ahi ahi, ahi |
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Me li stropicciai così forte, che, per un attimo, dopo, non riuscii a discernere più nulla |
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poi, dun tratto, impallidiva, impallidiva vieppiù, sudava freddo, si agitava un po su la seggiola, locchio gli vagellava. |
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giovedí, venerdí Man mano che i giorni passavano cosí vuoti, ora per una ragione, ora per unaltra |
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Di che ti sei voltato ad altro mestiere, che ti deve fruttar bene. |
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si presentò dapprima un giovinetto bruno, vigoroso, dagli occhi arditi, bellissimo |
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Vado a dirglielo - No, è inutile, - le rispose Micuccio, deciso. |
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Lo strombettío e le grancassate furiose della banda, tra il frastuono confuso delle grida e degli applausi assordava, e invano di qua |
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E questo significava che se, poniamo, avevo fame e lo dicevo dentro di me, tanti e tanti mi ripetevano dentro per conto loro: ho fame |
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poi, vedendo che il marchese alzava quella mano per battergliela amorevolmente su la spalla, aggiunse, seccato: |
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- Sí, sí, vattene, figliuolo mio, vattene - disse soffocata dai singhiozzi. |
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Tutte tre, del resto, poppute e fiancute, gareggiavano coi fratelli per la statura colossale e per la forza erculea. |
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- La vita, Eccellenza? - disse. - Pare lunga, ma passa. |
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Rosario Borgianni era famoso pe suoi giovanili furori di bestia feroce. |
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